“Oh, the humanity!” gridava il giornalista Herbert Morrison mentre assisteva, inerme, al terribile disastro dello Zeppelin Hindenburg. Era il 1937, e i voli intercontinentali dei dirigibili erano il vanto della tecnica moderna. Il dirigibile stava atterrando, e in pochi istanti prese fuoco e si disintegrò. L'Hindenburg è l'emblema di un progresso andato storto, che in una sola vampata diventa irrimediabilmente vecchio. In questo volumetto quel disastro si fa pretesto per un'inchiesta poetica nel passato recente, nell'intimità individuale e nel suo rapporto con la società. La dimensione cupa e claustrofobica fa da contraltare all'elevazione nel mondo onirico, che trova ispirazione nei testi sacri, nei poeti classici, nella storia d'Italia; ma anche nelle canzonette, nel cinema, nei fumetti, nei cartoni animati giapponesi. Zeppelin è l'affresco di un immaginario collettivo, filtrato dalla sensibilità di un versificatore dalla spiccata propensione musicale.